Buongiorno e ben ritrovati.

Una delle più grandi scoperte che ho fatto nella vita è stata quella di arrivare a capire che, contrariamente a quel che mi avevano insegnato a scuola, i ricchi hanno molti più debiti dei poveri; a differenza dei poveri, però i ricchi contraggono “debiti buoni”, mentre i poveri ed il ceto medio pressochè esclusivamente “debiti cattivi”.

La cosa che ha dell’incredibile quando parliamo con qualcuno che ha scarsissima capacità finanziaria è renderci conto che che 9 volte su 10 costoro non hanno alcun rispetto del debito.

Come diceva Gordon Gekko al termine di una famosa scena del film Wall Street 2: “Il vero nemico è il prestito. È ora di riconoscere che è un biglietto sicuro per la bancarotta, senza ritorno: è sistemico, maligno ed è globale… Come il Cancro. È una malattia.”


Purtroppo, nonostante da quel film sian passati oltre 11 anni, sembra quasi impossibile ma 149 italiani su 150 non hanno ancora capito che i prestiti generano ricchezza soltanto quando incrementano il capitale umano o la produttività, mentre se servono a finanziare le spese correnti e/o i consumi non fanno altro che renderci più poveri.

Premesso che chiunque di fronte al debito dovrebbe portargli non soltanto il rispetto ma anche il medesimo timore riverenziale che porta ad un’arma carica visto che ho conosciuto in vita mia parecchie persone che non facendolo si sono ritrovate rovinate in men che non si dica, c’è da capire come mai, meno tempo ci rimane da vivere e più aumenti la voglia di spendere il denaro che guadagnamo.

Una mia carissima amica a cui curo la gestione del patrimonio immobiliare, un giorno me l’ha sintetizzato così: “Innanzitutto non voglio diventare la persona più ricca del cimitero, inoltre non voglio di certo utilizzare il denaro per foderarmi la cassa da morto”.

Questo mi ha fatto capire come mai i nostri standard cambino sempre più man mano che avanziamo nella nostra vita, il problema è che se i nostri gusti si evolvono sempre più verso tutto ciò che è bello, caro, chiccoso, mentre la nostra capacità finanziaria di permetterci l’affinamento dei gusti non cambia, pian piano arriveremo sul ciglio di un crinale molto molto pericoloso: quello di prendere del denaro a prestito per permetterci questo “nuovo tenore di vita”.
Il bello è osservare quante persone rispettino i cambiamenti interiori che li portano ai nuovi standard materiali, visto che la felicità interiore è in un’era di consumo e di consumismo sempre più messa alla prova dalla cerchia delle persone che ci circondano e che ci inculcano ragionamenti del calibro di:
– Se vuoi apparire differente devi cambiare il tuo look…Butta via i tuoi abiti!
– Fatti una macchina nuova: per chi stai risparmiando tutti quei soldi che guadagni?
– Se non viaggi e non ti fai almeno una crociera all’anno, al giorno d’oggi non sei nessuno
– Se non ti compri un orologio di quella marca o le scarpe di quell’altra chi vuoi che ti consideri quando parli?

Certo, in questi ultimi 2 anni, per via del Covid, la vulgata si è un po’ calmata, visto che quando c’è sfiducia nel futuro il denaro sui conti correnti aumenta per la paura dei tempi che vivremo in futuro…

Ma ancora non si è capito che «debito buono» e «debito cattivo» solo a prima vista sono uguali visto che hanno conseguenze ed impatti sulle nostre vite, nettamente differenti.

Sappiamo che i debiti fatti a cuor leggero possono avere conseguenze molto sfavorevoli e tagliare le gambe a chi li contrae senza avere la capacità di ripagarli, ma non è questo il punto: bisogna cercare di metabolizzare definitivamente che c’è un tipo di debito che ci arricchisce ed un altro che ci impoverisce. Solo una volta afferrato e fatto nostro per sempre questo concetto si potranno fare le scelte giuste. Chi non vuole rimanere nel gruppo dei 149 italiani su 150 che faranno vivere miseramente i propri figli pertanto, non potrà soltanto verificare se ha abbastanza soldi per ripagare le rate del prestito e valutare la convenienza dell’acquisto in termini di prezzo e di tasso di interesse.

Se ogni volta che usciamo di casa per recarci a farci una passeggiata al centro commerciale, ci facciamo attirare da suadenti parole del calibro di “piccole e comode rate mensili” piuttosto che di “interessi zero” è probabile che ritorniamo a casa dopo aver comprato un nuovo inutile elettrodomestico: l’ennesima evoluzione del robot da cucina, della lavasciuga telecomandabile dallo smartphone, di un aspirapolvere fantascientifico o di un televisore con un maxischermo da 70 pollici che pagheremo a rate mediante l’ennesima strisciata della carta di credito magari con l’alibi ulteriore di cercare di prendere il 10% di bonus cashback da parte dello Stato.
Peccato, che, (anche se l’offerta è superconveniente), i Rossi ed i Bianchi stiano facendo debito cattivo perché in realtà stanno aumentando la loro spesa futura spendendo soldi per pagare le rate mensili (oltre che magari anche per i successivi abbonamenti alle serie Tv di tendenza), ricevendo un beneficio di intrattenimento quotidiano che sicuramente non accresce la ricchezza nel lungo termine: infatti, così facendo, il patrimonio, in realtà, diminuisce e con quell’acquisto in “comode rate mensili” i Rossi ed i Bianchi hanno perduto denaro che avrebbero potuto impiegare in modi decisamente più proficui!

Se, invece, le famiglie si indebitassero per frequentare un corso di formazione professionale o partecipare ad un master che consenta loro d’imparare le tecniche di un mestiere, al contrario, se il corso è ben scelto e lo frequentassero con dedizione ed impegno, probabilmente quell’investimento sarà abbondantemente ripagato, quando chi ha partecipato avrà uno scatto di carriera o troverà un lavoro che altrimenti non avrebbe ottenuto.

Così se il debito cattivo ci impoverisce anche se ci sembra di aver ricevuto un vantaggio tangibile immediato, nel caso del debito buono ci si arricchisce, anche se non subito e la percezione di questo risultato non è immediata. Ma gli effetti nel lungo periodo sono prevedibili e quindi possiamo stimare subito l’impatto che la nostra decisione di indebitarci oggi avrà sul domani.

In estrema sintesi, il debito cattivo è quello che ci toglie soldi dalle tasche, il debito buono invece è quello che alla fine ce ne dà più di quelli che avremo preso in prestito.

Per questo motivo, ogni decisione di spesa e di indebitamento andrebbe compiuta considerando gli effetti che produce a lungo termine: comprando quella casa con il mutuo bancario, quella nuova auto magari elettrica o ibrida con il prestito della finanziaria, quell’impianto produttivo con il credito agevolato, al termine del piano di rimborso, cioè fra uno, cinque, dieci o vent’anni, saremo più ricchi o più poveri? A parte i beni indispensabili e necessari, come l’acquisto della casa in cui abitiamo e della prima auto che in famiglia ci serve per spostarci, tutte le decisioni di impiego di denaro, se vogliamo far parte dei Verdi dovranno essere prese ragionando in questo modo: seguendo una logica finanziaria!

Può sembrare il discorso della cicala e della formica, ma nella realtà finanziaria a tutti i livelli le cose funzionano in questo modo, con l’aggiunta che quello che conta non è soltanto il risparmio o l’accumulo (di soldi in banca, di auto in garage o di merci nei magazzini), ma è soprattutto il corretto impiego dei beni produttivi.

Il denaro rientra tra questi: non va considerato come qualcosa che si spende per acquistare beni o servizi ma come un fattore produttivo di ricchezza. È questo il ribaltamento di mentalità necessario per capire quanto si può perdere, o guadagnare, a seconda del modo di impiegare i soldi e, “last but not least” dobbiamo renderci conto una volta per tutte che quelli ricevuti in prestito non sono gratis, ma costano parecchio, anche quando le conseguenze sono diluite nel tempo e la rata da pagare sembra pienamente accessibile visto che nessuno può predire il futuro e di conseguenza se avremo la certezza di poterci permettere di ripagare il debito.

A livello macro, nella politica economica degli Stati, le cose funzionano in maniera molto molto simile a quella delle famiglie.

Come affermò Mario Draghi nel suo ultimo Meeting di Rimini ad Agosto 2020 quando non era ancora presidente del Consiglio,

«La ricostruzione, essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo. Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà ‘buono’ se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, e allora sarà considerato ‘debito cattivo’».

Allora, seguendo la spiegazione dell’esperto banchiere, il metodo più efficace per discernere il debito buono da quello cattivo è semplice: il debito buono si riconosce dal fatto che aumenta l’espansione e le possibilità di sviluppo, crea opportunità di guadagno e realizza investimenti in beni durevoli o commerciabili che, alla lunga, producono un ritorno ben maggiore dei soldi spesi o presi in prestito inizialmente.

Tutto questo può avvenire nei modi più vari: per una nazione potrà trattarsi di un incremento della spesa per investimenti nella sanità o nell’ambiente, che produrrà vantaggi durevoli in termini di salute; per un imprenditore può essere la creazione di una nuova filiale produttiva, o l’apertura di una nuova attività o di un nuovo ramo d’azienda; per un professionista l’apertura di un nuovo studio in un’altra città in cui espandere il proprio business; per un privato infine, l’acquisto di una casa da mettere a reddito affittandola in modo da ottenere un reddito almeno pari a quello del costo del mutuo, delle tasse e di tutte le spese per la gestione dell’immobile.

Il debito cattivo, invece, è quello fatto per spese che non risolvono i problemi finanziari ma soddisfano un’esigenza contingente: a conti fatti avrai si’ ottenuto un bene o un servizio, anche utile e piacevole, ma avrai sostenuto una spesa senza che quei soldi abbiano prodotto nessun cashflow… O se preferisci, nessuna ulteriore ricchezza oltre al “godimento” del bene acquistato.

Vero che il flusso delle uscite è modesto ed il beneficio immediatamente tangibile, ma alla fine non rimane nulla, se non l’uscita monetaria e, cosa ancor più grave, il costo delle opportunità perdute attraverso gli impieghi alternativi e ben più profittevoli che quelle somme avrebbero potuto avere.

Per questo, il monito di Draghi era già all’epoca rivolto contro l’assistenzialismo e la logica dei bonus, che possono servire per tamponare le emergenze ma non certo per favorire la ripresa e l’uscita dalla crisi.

Tendenzialmente, gli investimenti in ricerca, innovazione, istruzione, formazione e sviluppo sono debito buono perché accrescono il capitale umano e le infrastrutture produttive e così creano le basi per incrementare il Pil e dunque per aumentare la ricchezza del Paese; in questo modo, agendo sul denominatore, si riduce anche il rapporto tra debito e Pil che oggi sfiora il pericoloso livello 160%.

Quindi, concludendo, il discrimine tra l’uno e l’altro tipo di debito è, in estrema sintesi, la capacità di creare futuro, soprattutto per i giovani, in termini di opportunità di lavoro e di crescita. Se le risorse vengono sprecate per esigenze immediate ed effimere, questo risultato non si ottiene; altrimenti, quando vengono bene impiegate, aumentano le probabilità di successo e di benessere a lungo termine.

Serve perciò a tutti i livelli – nelle nostre famiglie come nel governo del Paese – una visione di medio e lungo periodo che non badi solo alla spesa più o meno modesta e sopportabile, al basso tasso di interesse e al soddisfacimento immediato. I veri ricchi sanno che ogni decisione di spesa va presa in termini di rendimento e di profitto e che prendere denaro in prestito aumenta la redditività soltanto se si sceglie il modo giusto di impiegarlo.

Infine, esattamente come in ambito aziendale, quindi, è importante capire che non conta il debito accumulato, ma la ricchezza che esso genera: dal bilancio di Apple ad esempio, salta fuori che ha un indebitamento di oltre 8 miliardi di dollari eppure va a gonfie vele perché i suoi investimenti sono redditizi. Crea nuovi prodotti, espande le sue quote di mercato, vende parecchio in tutto il mondo e produce grandissimi profitti. Pressochè tutte le più grandi multinazionali al Mondo, hanno una posizione finanziaria netta molto sbilanciata, con le spese di rimborso dei debiti accumulati che spesso superano il valore dei ricavi correnti, ma lo fanno perchè in questo modo riescono a sopravvivere e ad espandersi in un mondo che cambia di continuo e richiede grossi investimenti nella ricerca di nuovi prodotti e metodi produttivi.

E’ ben diverso dall’imprenditoruncolo che compra in leasing l’auto tedesca di grossa cilindrata (magari litigando con il suo commercialista che gli sconsiglia di farlo) per far vedere agli amici del circolo che frequenta, che la crisi non ha scalfitto i suoi utili, non pensate?

Certo di avervi fornito qualche spunto su cui meditare, in attesa del prossimo numero, come al solito vi auguro oltre che buon weekend anche buone, anzi ottime riflessioni.

Carlo Zanghi
Presidente Ufficio Studi Assodir
800-587.912

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